Pasta: l’origine del grano resta in etichetta

Il Tar del Lazio respinge i ricorsi dei produttori contrari al decreto che imponeva di indicare il Paese di coltivazione della materia prima

L’origine del grano duro rimane in etichetta. È quindi salva l’indicazione che obbliga a indicare sulla pasta la provenienza nazionale o straniera del grano impiegato come chiede il 96% dei consumatori.  Una notizia che Coldiretti commenta positivamente e che giudica fondamentale per garantire un’informazione completa e trasparente, funzionale a consentire una scelta libera e consapevole. Il Tar del Lazio, infatti, ha respinto i ricorsi di alcune industrie nei confronti del decreto con il quale il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e il Ministero dello Sviluppo Economico a metà 2017 hanno imposto ai produttori di pasta l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di coltivazione del grano e il Paese di molitura.

Un provvedimento confermato grazie alla firma dei ministri dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste Francesco Lollobrigida, delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso e della Salute Orazio Schillaci.

Come spiega Coldiretti il decreto prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia debbano indicare il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura; se proviene o è stato molito in più Paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: Paesi Ue, Paesi Non Ue, Paesi Ue e Non Ue. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si può usare la dicitura: “Italia e altri Paesi Ue e/o non Ue”. Una misura che ha spinto tutte le principali industrie agroalimentari a promuovere oggi delle linee produttive con l’utilizzo di cereale interamente prodotto sul territorio nazionale. Per acquistare la vera pasta Made in Italy 100%, dunque, basta scegliere le confezioni che riportano le indicazioni “Paese di coltivazione del grano: Italia” e “Paese di molitura: Italia”.

In questo modo – spiega Coldiretti – si garantisce trasparenza sulla reale origine su prodotti base della dieta degli italiani che rappresentano circa ¾ della spesa, ma resta ancora anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini senza dimenticare la carne o il pesce venduti nei ristoranti. L’Italia, che è leader europeo nella qualità, ha infatti il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari dell’Ue – aggiunge Coldiretti – poiché in un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della tracciabilità con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti, venendo incontro alle richieste dei consumatori italiani ed europei.

 

 

Testi: C+C Cash & Carry. Tutti i diritti riservati. È vietato prelevare e riprodurre immagini e testi.
È permesso riprendere brevi citazioni, a condizione che sia indicata la fonte.