Nel 2020 hanno perso l’occupazione 80.000 tra lavoratori in proprio e imprenditori, 74.000 collaboratori e coadiuvanti e 50.000 liberi professionisti. Una crisi senza precedenti quella scatenata dalla pandemia da Covid-19 su cui è necessario intervenire con urgenza se non si vuole rischiare la chiusura di altre 450.000 imprese.
«Il calo dei lavoratori indipendenti vale circa la metà della riduzione complessiva dell’occupazione nel periodo, non può essere ignorato - spiega Patrizia De Luise, Presidente della Confesercenti. «Il blocco dei licenziamenti è una soluzione rivolta solo agli occupati dipendenti. Ma c’è bisogno invece di salvaguardare tutta l’occupazione, preoccupandosi di più della tenuta delle imprese. Anche perché il blocco dei licenziamenti non può congelare posti di lavoro che non esistono più: tra gli oltre 200.000 indipendenti spazzati via dalla crisi, 25.000 avevano dipendenti» - continua.
Il problema si pone anche in vista del momento in cui il blocco dei licenziamenti giungerà al termine. Tutte le misure legate alla decontribuzione e detassazione - necessarie perché le imprese possano mantenere l’occupazione - dovranno già essere messe in campo. «Serve un processo di modernizzazione e razionalizzazione del sistema degli ammortizzatori sociali, senza però stravolgere gli strumenti che hanno risposto meglio durante le difficoltà, come il Fis, fondo integrazione salariale, che potrebbe diventare un ammortizzatore “universale” per tutte le imprese del terziario dei servizi e del turismo.
Molte attività non avranno più la forza né le condizioni di mantenersi all’interno del mercato. Per gli imprenditori, per i lavoratori e per i collaboratori di queste imprese dovranno essere predisposti efficaci piani di riconversione, sostenuti da un fondo dedicato a questo scopo e alla formazione continua degli imprenditori, anche attraverso il tutoraggio» - conclude Patrizia De Luise.
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