Il nostro Paese non aveva un ministro del turismo dal 1993, cioè da quando è stato abolito con un referendum popolare. Da allora, solo una lunga serie di frammentazioni e rimpalli di competenze tra altri ministeri. Il nuovo presidente del consiglio Mario Draghi, ha invece deciso di scindere il vecchio MiBACT in un Ministero dei Beni e delle attività culturali e in uno creato appositamente per il turismo. Quest’ultimo sotto la guida di Massimo Garavaglia.
L’acquisizione di una dimensione istituzionale a sé rappresenta una tappa molto importante che da anni gli operatori chiedevano per quella che rappresenta una delle prime industrie del Paese. Parliamo di un settore che, prima della crisi da Covid-19, valeva oltre il 13% del Pil italiano ed era tra i più vitali ma che, secondo l’Istituto Demoskopika ha chiuso il 2020 con 237milioni di presenze in meno rispetto all’anno precedente.
L’istituzione del Ministero del Turismo, anche dotato di un proprio portafoglio, è stata accolta positivamente dagli operatori della filiera turistica, tra le più colpite dalla pandemia. Insieme alla soddisfazione arrivano anche le richieste.
«Il ministro ha davanti a sé una sfida complessa che non possiamo permetterci di perdere. Mai come oggi il settore alberghiero necessita di una strategia organica e di una visione di medio lungo periodo per tornare a crescere e competere sul mercato globale del turismo. Al nuovo ministro del turismo chiediamo una road map per uscire dalla crisi e mettere in sicurezza le aziende del settore che sono un potenziale importante anche per la rinascita del Paese. Il recovery plan è un tassello fondamentale, ma il settore ha purtroppo ancora bisogno anche di interventi di diretto supporto alle imprese. Ci auguriamo soluzioni rapide ed incisive» - ha commentato Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi.
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