In più occasioni il Governo è intervenuto con misure a sostegno di uno dei settori tra i più colpiti dalla crisi. Anche se in molti stanno ancora aspettando di vederne i risultati.
Dopo il decreto di Natale, che ha previsto lo stanziamento di 645 milioni di euro per finanziare i contributi a fondo perduto (455 milioni di euro per il 2020 e 190 milioni di euro per quest’anno), un altro ristoro è stato inserito nella legge di Bilancio 2021.
Si tratta del bonus chef per cuochi professionisti, dipendenti o lavoratori autonomi, erogato sotto forma di credito d’imposta per acquisti riguardanti la propria attività come macchinari, strumenti e attrezzature oppure corsi di aggiornamento professionale.
Il bonus, che non concorre alla formazione del reddito, prevede un credito d’imposta fino a un importo massimo di 6.000 euro e verrà finanziato da un fondo pari a 1 milione di euro per ogni anno dal 2021 al 2023. A partire dalla fine del mese di febbraio saranno rese note le modalità per inoltrare la domanda, le regole e la scadenza con un decreto del Ministero dello Sviluppo economico in concerto con il Ministro del Lavoro e delle politiche sociale e con il Ministro dell’economia e delle finanze (mise.gov.it).
Anche i vari Governi d’Europa hanno messo in atto molteplici misure per aiutare il settore. E se possiamo trovare diversi punti in comune con quelle adottate in Italia, di sicuro si distinguono per la tempestività di intervento.
In Francia per esempio, sono stati concessi prestiti a interessi zero da restituire solo dopo un anno e la cassa integrazione che rimborsa l’84% del netto degli stipendi. Previsti rimborsi tra il 50% e l’80% degli incassi dello stesso mese un anno prima in Austria mentre in Germania i dipendenti hanno ricevuto dall’inizio della crisi il 60% del loro stipendio.
Il Governo inglese ha invece istituito il furlough, una sorta di congedo pagato, con il quale ha compensato i dipendenti con l’80% del loro stipendio e i rimborsi sono sempre arrivati nel giro di sette giorni.
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