Roero fascino di un territorio

Come nelle vicine Langhe, i vini sono tutt’uno con la zona, dove li si produce da secoli

Il bianco Arneis e il rosso Nebbiolo sono i due vitigni su cui basa la Docg Roero: uve autoctone, coltivate da secoli e interpretate con grande attenzione dai produttori di questa regione vinicola situata nella parte nordorientale della provincia di Cuneo, tra la pianura di Carmagnola e le basse colline dell’Astigiano.
Come le vicine Langhe, il Roero (che prende il nome dall’omonima famiglia che per vari secoli ha dominato questo territorio) è da anni anche prestigiosa meta enoturistica e culturale, grazie ai tanti castelli, ai paesaggi da fiaba, ai borghi antichi. Non per niente, nel 2014, è stato ufficialmente incluso, insieme a Langhe e Monferrato, nella lista dei beni Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco.
Insomma, una terra dalle mille attrazioni e anche dai grandi sapori: pensiamo al famoso coniglio all’Arneis, al brasato al Roero, ai tajarin con il tartufo, ai funghi o alla salsiccia di Bra, alla pera Madernassa...Piatti che hanno reso celebre nel mondo la cucina piemontese e in particolare di questo comprensorio.
Prodotti e ricette che si sposano alla perfezione con il Roero e il Roero Arneis, vini che racchiudono in una bottiglia tutto il fascino di una territorio e della sua tradizione enogastronomica.
L’Arneis è coltivato nel Roero praticamente da sempre, ma è solo negli anni Settanta che vengono ricostruiti vigneti completamente dedicati e alcuni produttori cominciano a proporlo in versione secca.
Il Nebbiolo, invece, è il vitigno per eccellenza, autoctono del Piemonte, e nei secoli è diventata l’uva rossa più apprezzata.
Secondo quanto stabilito dal disciplinare, la denominazione Roero – senza altra specificazione – è riservata ai vini rossi ottenuti da uve Nebbiolo per un minimo del 95%. Possono inoltre concorrere alla composizione del Roero, congiuntamente o disgiuntamente, le uve provenienti da vitigni a bacca rossa non aromatici idonei alla coltivazione in Piemonte, fino a un massimo del 5%. Nella quasi totalità dei casi, però, il Roero Docg è un Nebbiolo in purezza.
La denominazione Roero Arneis è invece riservata al vino bianco ottenuto da uve Arneis per un minimo del 95%. Anche in questo caso, possono concorrere, congiuntamente o disgiuntamente, le uve provenienti da vitigni a bacca bianca non aromatici idonei alla coltivazione in regione fino a un massimo del 5%. Come nel caso del Roero, il Roero Arneis Docg è solitamente un Arneis in purezza.
La Docg Roero è riservata alle seguenti tipologie e menzioni: Roero, Roero Riserva, Roero Arneis e Roero Arneis spumante.

I CONSIGLI DEL SOMMELIER
«Nel Roero, il vitigno Nebbiolo dà origine a un vino ricercato e apprezzato, fragrante, profumato e dal bel colore invitante rosso rubino intenso, un vero e proprio alfiere della viticoltura del suo territorio. Finezza, eleganza e delicatezza: queste le caratteristiche che le sabbiose terre del Roero donano a un vino che si presenta da subito interessante, ma con grandi e armonici bouquet da sviluppare con l’invecchiamento».
Il sommelier Marco Masè, patron del ristorante stellato Il Gallo Cedrone di Madonna di Campiglio (Tn), consiglia di inserire almeno un paio di Roero Docg nella carta.
«Si tratta di un vino molto versatile, che si può abbinare a primi di pasta, risotti, formaggi, carni rosse e anche selvaggina. Il profumo è intenso, pulito, con note di ciliegia marasca, ribes nero, mora e sensazioni retroolfattive di fieno e pepe, mentre in bocca è caldo, asciutto, con lievi note di vaniglia, tabacco e cuoio».
E l’Arneis? «Anzitutto va detto che è l’unico bianco autoctono del Piemonte, che completa la vasta gamma dei grandi vini dell’Albese. È un vino che mi ricorda le arenarie siccitose della stessa zona, terreni soffici e permeabili dove gli strati sabbiosi sono inframmezzati da marne. Anche questo è un vino versatilissimo, che va bene dall’aperitivo al tutto pasto, e dimostra anche una bella longevità». In cantina, una versione spumante e una secca sarebbe l’ottimale. 

 

 

 

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