Martini, il re dei cocktail

Innumerevoli i film in cui si cita o compare il drink sorbito da attori. Tra tutti il mitico James Bond

È il più noto e consumato aperitivo al mondo ma va subito chiarito un fatto: il suo nome non ha nulla a che vedere con quello della famosa azienda liquoristica, appena nata quando già da tempo si bevevano cocktail a base di gin e vermut.
Le origini sono incerte e le date molteplici, fine Ottocento per alcuni esperti, primi anni del Novecento per altri.
Tracce si trovano in un volume di Frank Newman, American Bar 1904, dove si dà ricetta di un drink denominato dry Martini composto da gin e vermut secco, servito in coppe ghiacciate con olive a guarnizione.
Anche lo scrittore Lowell Edmunds, nel libro Ed è subito Martini, sostiene che fosse già conosciuto e consumato alla fine dell’Ottocento e che il nome fosse una storpiatura di Martinez, probabilmente la denominazione di un cocktail o il nome stesso del barman che lo propose al Knickerbocker di New York, utilizzando parti uguali di vermut francese e gin con gocce di orange bitter.
Infatti, questa ricetta campeggia su uno specchio del famoso bar Dry Martini di Barcellona e per molti intenditori ciò ha il sigillo dell’originale. Naturalmente, il tema è discutibile e ogni barman segue la propria sensibilità pur nel rispetto degli ingredienti.
Del resto il Martini è il cocktail con il maggior numero di interpretazioni: tra le molte quelle tese al raggiungimento di purezza adamantina e massima asciuttezza possibile, secondo il gusto di clienti più o meno famosi, riducendo la quantità di vermut fino ad arrivare quasi alla sola idea della sua presenza.
Già il vermut, ma quale? La storia dice il Noilly Prat, prodotto a Marseillane, nel sud-ovest della Francia, sulle rive del Mediterraneo, dal gusto sapido e quasi senza dolcezza, dovuto all’invecchiamento in botti esposte alla salsedine, il cui complemento perfetto è l’oliva in salamoia.
Ma anche il Martini dry della notissima casa di Pessione (Torino), la cui diffusione ha da molto tempo valicato i confini nazionali, può egregiamente sostituire il Noilly Prat. Tra le varianti più secche del drink è il “Montgomery” (dal nome del generale inglese vincitore della battaglia di El Alamein), adottato da Ernest Hemingway, tanto fedele alla bevanda che il suo nome sostituì nel tempo quello del generale…
Ancora una versione molto secca è il “Churchill”, lo statista britannico sosteneva di “far vedere solo da lontano la bottiglia di vermut al bicchiere di gin”, oppure il “Gibson”, favorito dall’attrice Ava Gardner, che prevede una cipollina in agrodolce al posto dell’oliva.
L’enorme successo internazionale del Martini è dovuto in gran parte al cinema.
Sono innumerevoli infatti i film in cui si cita o compare il cocktail sorbito da attori come Humphrey Bogart, Jack Lemmon, Brad Pitt e molti altri, ma fra tutti il mitico agente 007, James Bond, che detta nuove regole: il suo Vesper Martini, da lui dedicato alla bella protagonista di Casino Royale e poi divenuto drink “ufficiale” di tutti i suoi film, è composto da vodka al posto del gin ma rigorosamente “agitato, non mescolato”.

 

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