Stop ai congressi, le associazioni chiedono di non “generalizzare”

Già con il Dpcm del 18 ottobre sono stati sospesi i convegni organizzati all’interno degli hotel. Ma per gli enti rappresentativi, alcuni incontri di lavoro possono essere salvaguardati.

I congressi negli alberghi non prevedono tutti la stessa capienza, ci sono quelli più affollati e quelli più ristretti. Meno persone, meno rischi, ma anche la possibilità di organizzare eventi con collegamenti da remoto e favorire l’interazione a distanza.
Sulla base di questi presupposti, le principali associazioni del settore chiedono al Governo di rivedere la disposizione in materia di congressi e convegni contenuta nel Dpcm del 18 ottobre (e inasprite con quello in vigore dal 26 ottobre, che vieta anche le fiere internazionali), auspicando che non tutto venga sospeso in modo da non affossare ancora di più il mondo dell’Hotellerie.

Permettere alle strutture ricettive di potere accogliere incontri di lavoro permetterebbe la sopravvivenza di molte realtà. Le cifre parlano chiaro e, stando a un comunicato congiunto firmato dalle stesse associazioni che rappresentano l’ospitalità, l’organizzazione di convegni e congressi genera in Italia un indotto annuale superiore ai 64 miliardi di euro e contribuisce a una crescita del Pil nazionale annuo di 36,2 miliardi di euro, oltre a essere un ottimo sistema per diffondere la conoscenza del made in Italy imprenditoriale.

Una montagna di soldi che rischia, quindi, di andare in fumo. Immeritatamente, sottolineano le stesse associazioni, rimarcando gli enormi sforzi fatti dai vari attori del settore alberghiero per garantire un efficiente livello di sicurezza all’interno delle proprie location. Sforzi che si traducono ancora oggi in robusti investimenti sostenuti per sanificare e igienizzare gli spazi, creare percorsi separati, nonché predisporre le sale assicurando le regole del distanziamento sociale.
Salvare almeno alcuni appuntamenti di lavoro è, quindi, l’obiettivo da raggiungere nell’immediato. ‘‘Il Dpcm vieta purtroppo congressi e convegni, ma fa salva la possibilità di svolgere riunioni private, senza peraltro fornire criteri per distinguere tra l’una e l’altra fattispecie – ha constato Federalberghi –. Abbiamo, quindi, chiesto al Governo che venga confermata con urgenza la possibilità di organizzare riunioni, come possono essere, per esempio, gli incontri commerciali o i corsi di formazione professionale, all’interno delle strutture turistiche ricettive’’.

Sulla necessità di rivedere le norme è intervenuta anche Confindustria Alberghi caldeggiando l’adozione di soluzioni “ibride”: ‘’Il settore alberghiero, oltre ad avere sempre rispettato le norme di sicurezza anti Covid, ha saputo creare situazioni ideali per lo sviluppo della modalità phigital, consentendo di realizzare importanti attività di lavoro e confronto integrate tra partecipanti in presenza e collegati’’, ha osservato Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi.

C’è poi chi esige maggiori controlli, evitando di fare di tutt’erba un fascio. ‘’È sbagliato fare interventi generalizzati – si è lamentato a sua volta Alessandro D’Andrea, presidente dell’Associazione dei Direttori di Albergo (Ada) –. Bisogna intervenire ad hoc sulle situazioni realmente gravi, verificando e sanzionando chi opera in modo non adeguato. Ma perché limitare, se possono essere organizzati secondo i protocolli di sicurezza, gli incontri di lavoro, convegni, eventi, necessari a fare girare l’economia e ripartire le aziende già in crisi per il precedente lockdown?’’.

 

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