Barolo, Vino da Re

È la gemma dell’enologia italiana, prodotto al 100% con uve Nebbiolo delle Langhe

Il vitigno Nebbiolo è la base del Barolo. È considerato, a ragione, uno dei vitigni di maggior pregio, adatto per vini da invecchiamento di altissima qualità. Il termine Nebbiolo deriverebbe da “nebbia”, non è chiaro se per definire l’aspetto dell’acino, scuro ma appannato da abbondante pruina, oppure se sia attribuito per la maturazione molto tardiva delle uve, che porta spesso a vendemmiare nel periodo delle nebbie autunnali.
Lo stesso vitigno viene utilizzato anche per il Barbaresco, ma nel bicchiere non avrete dubbi a distinguerli. Se è austero e ruvido, è sua maestà il Barolo.
La zona di produzione corrisponde alla ristretta area delle Langhe, nella provincia di Cuneo, che gravita attorno al comune omonimo. Il 23 aprile 1966 il Barolo ha avuto il riconoscimento della Doc, mentre risale al 1 luglio 1980 quello della Docg. Uno splendido territorio, le Langhe, talmente belle da meritare il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco
In termini di abbinamento, come tutti i grandi vini, da solo è il top. Il Barolo dà il suo massimo comunque con piatti di selvaggina, come lo stufato di capriolo, le quaglie o la faraona arrosto, per non parlare del famoso brasato al Barolo.
In generale, la regola è che più importante è il vino più questo sarà in grado di reggere sapori e sensazioni decise e marcate. Per tradizione, il “vino da re” è ottimo anche con i piatti a base di tartufo, ma si abbina alla perfezione anche con formaggi stagionati, su tutti il Castelmagno.

I CONSIGLI DEL SOMMELIER
Un baloon ampio e niente fretta. Il Barolo, infatti, è un vino che richiede pazienza: deve essere scoperto poco a poco, sorseggiato lentamente, così come lenta è la sua evoluzione negli anni.
Lo conferma anche il sommelier Andrea Pistoia, che aggiunge: «Sicuramente parte della fama della quale gode oggi questo vino è da attribuirsi anche alla pregevolezza di molti cru storici della zona delle Langhe: Cannubi, Parafada, Lazzaritto, Brunate, Cerequio, Villero sono solo alcuni dei nomi che ai profani possono magari dire poco, ma che per gli intenditori sono delle vere e proprie istituzioni.
È consigliabile l’apertura della bottiglia di Barolo almeno un’ora prima della degustazione, fino a diverse ore in caso di un Barolo di lungo affinamento o che abbia trascorso un lungo periodo in cantina. In quest’ultimo caso si consiglia di verticalizzare la bottiglia almeno un giorno prima della degustazione.
Utilizzare un calice di grandi dimensioni, a luce ampia per permettere la diffusione dei profumi. Quando il Barolo è giovane ha bisogno di ossigenare il più possibile per ammorbidirsi e mostrare i propri sentori primari, secondari e terziari nel suo complesso: per fare questo consiglio un decanter a collo bello aperto e ampio.
In caso non si abbia tempo per far riposare la bottiglia, si passa in un decanter a collo stretto con stampella per tenerlo inclinato: in questo caso, infatti, il vino non va fatto areare troppo e va versato nel decanter molto lentamente, facendo attenzione a non far uscire anche i sedimenti».

 

 

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