Il lavoro da casa? Poco smart per i titolari di bar

Lavorare da remoto “svuota” i bar in pausa pranzo. La preoccupazione della Fiepet si traduce in una richiesta di affitti più bassi e riduzione dei costi fissi

Più di un italiano su dieci ha vissuto (e in alcuni casi, sta ancora vivendo) l’esperienza dello smart working. Lo sostiene uno studio condotto dal Politecnico di Milano, secondo il quale emergerebbe che, ad avere trasformato la propria casa in ufficio, sono tra i 6 e gli 8 milioni di lavoratori. A ferie estive concluse, gli home worker sono scesi a 1,6 milioni di italiani, come reso noto a sua volta dal Ministero del Lavoro. Una soglia, quest’ultima, ritenuta oggettivamente troppo bassa per rilanciare il business degli esercenti dell’ospitality, per i quali il cosiddetto lavoro agile complica la possibilità di generare ricavi tramite il servizio della pausa pranzo.

Anche a settembre, quindi, i tavolini dei locali durante il break di mezzogiorno sono apparsi in prevalenza semivuoti. Un fenomeno rilevato soprattutto nei grandi centri urbani, dove a esser colpite sono soprattutto le zone ad alta densità lavorativa. La situazione non dovrebbe cambiare molto nel breve periodo, come conferma uno studio Praxidia-Elior, secondo il quale il 60% dei dipendenti lavorerà da casa anche nei prossimi mesi.

Smart working è, dunque, un freno alla ripresa dell’Horeca già messo a dura prova dalle conseguenze del lockdown, a cui si aggiunge il perdurare dei timori di una fetta di consumatori assillati dal dubbio di ritenere il bar davvero un luogo sicuro dal contagio del Covid. Sommando tutte queste criticità, il conto che ne consegue è poco confortante: Fiepet-Confesercenti (Federazione Italiana Esercenti Pubblici e Turistici) ha quantificato a 250 milioni di euro la perdita accusata dall’Horeca nel mese di luglio. E la situazione non è andata migliorando nelle settimane seguenti.
«Agosto non ha fornito molte indicazioni perché è il periodo delle ferie e molti bar sono chiusi soprattutto nelle grandi città, mentre da metà settembre abbiamo notato una leggera inversione di rotta con qualche timido segnale di ripresa nel segmento della pausa pranzo, in ogni caso insufficiente per potere parlare di reale, o quantomeno plausibile, ripartenza dei consumi nel canale out of home» - dichiara Giancarlo Banchieri, presidente di Fiepet.

Oltre a ritenere indispensabile e vitale il ritorno dei lavoratori negli uffici, Banchieri conferma anche l’urgenza di intervenire su alcuni fronti specifici per aiutare i professionisti del fuori casa a rimanere in attività e non essere obbligati a chiudere: «Come Fiepet chiediamo che, almeno per tutto il 2020, si intervenga per agevolare le spese di affitto a carico del barista, ridurre le tasse come la Tari e permettere ai nostri affiliati di ottenere risorse per gestire gli onerosi costi del personale» - reclama il rappresentante dell’associazione di categoria.

 


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