Il nuovo Dpcm divide (anche) l’Horeca in zone, ma conferma i “ristori”

Il Dpcm del 4 novembre conferma, a livello nazionale, le restrizioni previste da quello precedente, mantenendo anche gli aiuti economici ai ristoratori. Misure più rigide, però, nelle cosiddette zone rosse e arancioni.

Con il precedente decreto legge del 26 ottobre, la parola “ristoro” è entrata ufficialmente nel nuovo lessico istituito dalla pandemia Covid. Un termine che intende indicare un risarcimento e indennizzo di natura economica a favore delle categorie lavorative maggiormente penalizzate, ancora più colpite dalle ulteriori restrizioni introdotte con il nuovo Dpcm, entrato in vigore il 4 novembre.

Un Decreto che divide le regioni italiane in tre zone - gialla, arancione e rossa - mantenendo solo in quelle a minor rischio le disposizioni già in essere per gli esercizi pubblici della ristorazione: orario di chiusura alle 18 e numero massimo di commensali al tavolo fissato a 4.

La situazione si è fatta ulteriormente severa, invece, per bar, pizzerie e ristoranti nelle cosiddette zone arancioni - Puglia e Sicilia - e rosse - Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Calabria - obbligati alla chiusura totale fino al prossimo 3 dicembre.

Prevista la possibilità, a livello nazionale, di effettuare il servizio di delivery a domicilio senza limiti di orario, mentre l’asporto è consentito solo fino alle 22:00.

Il Governo, infine, ha deciso che i luoghi di ristoro con somministrazione delle stazioni di carburante situati lungo le autostrade, negli ospedali e negli aeroporti, potranno continuare liberamente a operare, con obbligo di assicurare il distanziamento sociale di almeno 1 metro.

Per quanto riguarda i ristori, che - ricordiamo - avranno un valore complessivo di circa 5 miliardi di euro, al momento l’esecutivo conferma quanto stabilito dal precedente Dpcm (ma sarebbero già in corso trattative per apportare alcune modifiche), assicurando interventi di sostegno economico già a partire dalla metà di novembre, accreditati da parte delle Agenzie delle Entrate direttamente sul conto corrente dei beneficiari.

Per ora, gli indennizzi riguardano contributi a fondo perduto (2 miliardi di euro), un credito di imposta per le spese di locazione dei mesi di ottobre, novembre e dicembre (150 milioni di euro), la cancellazione della seconda rata Imu prevista per il 16 dicembre (115 milioni), la conferma della cassa integrazione (2,6 miliardi) per ulteriori 18 settimane, oltre a misure di sostegno alla filiera agroalimentare.

Misure a cui si aggiungono, poi, la decisione di erogare il ristoro anche ad attività con un fatturato annuo superiore ai 5 milioni di euro e, a seconda della tipologia di ristorante, la variazione del valore del ristoro erogato e calcolato su quello di maggio, inserito nel decreto Rilancio.

 


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