Un aiuto fiscale se il pagamento al ristorante è effettuato con Pos. L’esercente, dallo scorso 1° luglio, può detrarre il 30% sulla somma dei costi da lui sostenuta e derivata dalle forme di pagamento cashless. Questo prevede la norma contenuta nel decreto fiscale approvata dal Governo il 15 giugno di quest’anno.
Lo Stato ha, dunque, deciso di farsi carico di una parte dei costi di transizione, riducendoli dalle tasse. Praticamente si tratta di un credito d’imposta, a patto che il cliente si presenti in cassa con carta di credito, di debito, prepagata o altro strumento tracciabile.
Per usufruire di tale bonus fiscale, il titolare dell’attività ristorativa deve dimostrare di essere in possesso di due requisiti:
- La sua società non deve fatturare un ammontare superiore ai 400.000 euro all’anno.
- La detrazione deve avvenire esclusivamente per transazioni B2C, ovvero il cliente che ha usato la carta per effettuare il pagamento deve essere un privato.
Ma cosa deve fare il proprietario di un ristorante per ottenere questa agevolazione fiscale?
L’iter presuppone che il soggetto che fornisce il servizio Pos comunichi all’agenzia delle entrate l’ammontare del costo che ogni singolo cliente convenzionato ha sostenuto attraverso il servizio di pagamento elettronico. Tale comunicazione deve avvenire entro il 20 del mese successivo dell’avvenuto pagamento.
A questo punto, il ristoratore deve inserire nel modello F24 la quota stabilita del 30%, utilizzando il codice tributo 6916 denominato “Credito d’imposta commissioni pagamenti elettronici”. Le commissioni addebitate sono riportate nella fattura o ricevuta emessa dal fornitore, anche se quest’ultimo risiede all’estero.
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